Ricollocata la targa in ricordo dei partigiani dell’arsenale di Torino
Nel 2005 occupare lo storico Arsenale di Torino abbandonato al saccheggio, ci fece scoprire, fra i materiali ammassati per essere rubati, la targa in bronzo dei Partigiani SAP e GAP dello stabilimento. La mettemmo da parte ripromettendoci di rimetterla al suo posto. Ma presto fummo sgomberati e pure le nostre cose finirono disperse. Fummo poi impegnati in una serie di nuove occupazioni.
L’edificio era votato, nei piani dei burocrati del Comune, al degrado e alla speculazione. E così fu. Divenne la Scuola Holden, scuola di scrittura gestita da Alessandro Baricco, immobiliarista e letterato della Crocetta (quartiere alto borghese di Torino). Istituto d’elite i cui corsi si pagano a caro prezzo, gemma della gentrificazione del quartiere, centralissimo ma ancora popolare, di Porta Palazzo.
Nel 2023 riemerse la targa dalla cantina di un compagno. Da allora il bronzo ci bruciava nelle mani. E dopo averlo restaurato siamo ritornati all’edificio di mattoni dell’Arsenale per rimetterlo al posto che gli compete. Sotto gli occhi di tutti, in una delle piazze più frequentate del Balon, lo storico mercato delle pulci di Torino.
E così siamo tornati sul luogo del delitto – l’occupazione – e l’abbiamo ricollocata.
Per irridere le autorità che avevano segnato la storia dell’edificio, mi sono travestito da sindaco, completino e fascia tricolore, abbiamo portato la musica e i fiori e davanti a un gruppo di compagni il poeta beatnik Gianni Milano ha letto alcune sue composizioni sulla libertà e sulla lotta partigiana.
Dopo il discorso del finto sindaco dadaista e del poeta è intervenuta Maria Matteo della FAT di Torino.
I guardiani della scuola chiamavano i loro cugini in divisa che però non arrivarono, e la piccola manifestazione della vigilia della festa della Liberazione si è potuta concludere senza angherie poliziesche.
Il giorno dopo saremmo stati in piazza ai “Giardini Irreali” sotto la Mole Antonelliana per un bagno di folla, in solidarietà con Radio Blackout e gli inguaiati con la legge.
Mario Schizzo